Ieri sera, mentre preparavo la cena, la nana si è messa in testa di
portare in salotto anche la sua cucina giocattolo e i settantamila pezzi a corredo tra stoviglie,
polli finti, frutte finte, verdure finte, dolci finti, ma casino vero.
Così io cucinavo il suo risotto allo zafferano e lei faceva la concorrente di Masterchef, portando ad
assaggiare i piatti della sua personalissima Mistery Box.
E' partita con svizzera con patate, funghi, cetriolo, carote ed emmenthal, per poi arrivare a ben più
complessi esperimenti.
L'ultimo era una roba tipo
"spumino di fragola con salsa di mirtilli e kiwi, cioccolato fondente, crema
e cupcake con FROSTING al cioccolato ". Giuro che ha parlato veramente di “frosting”.
Io, alla sua età, di frosting conoscevo solo i cereali ricoperti di zucchero, quelli
con il leone sulla scatola (che poi sarebbero i “frosties”, ma questo rinforza
ancora di più la tesi di base. Non sapevo che cazzo fossero.)
Ovviamente dovevo fare tutti e 4 i giudici.
Li ho impersonati talmente bene
che, se fosse ancora vivo, Pirandello darebbe testate al muro perchè, a
confronto, il suo "Uno, nessuno, centomila" è un'uscita del corriere
dei piccoli.
Comunque il livello massimo di altissima televisione lo abbiamo
raggiunto con la sua zuppa di cetriolo, fungo, piselli, coscia di pollo, patata
e carota.
<< Nome del piatto.>>
<< Zuppa. >>
<< Serve un nome più originale, concorrente. Impegnati.>>
<< Zuppa strana.>>
<< Va beh. Ingredienti?>>
<< NON LI VEDI?>>
(signora maestra, buongiorno. Sono la madre della nana. Le chiedo
umilmente scusa se, quando le chiederà di spiegarle un compito, mia figlia le
risponderà cose come “NON LO LEGGI?”. Sto provando a sgrezzare questo sarcasmo
di base perché mi rendo conto che, a 6 anni, sia già preoccupante. Grazie e
porti pazienza, se può.)
<< Intanto mi devi dare del LEI perché io sono Carlo Cracco
e non sono tua sorella, poi il piatto comunque un po’ me lo devi descrivere.
Non siamo mica nella cucina di casa tua.>>
<< Ok SCUSI. Allora c’è il cetriolo, un fungo, dei piselli,
la coscia di un pollo, una patata e una carota. >>
<< Hai messo qualche odore? >>
<< No, non puzza. Non odora di niente. >>
<< Gli odori sono le spezie, c’è qualche spezia? Tipo
maggiorana, timo…>>
<< Sì. >>
<< Sì..quale? >>
<< Sì tutte quelle che hai detto te. Anzi..LEI. – però mamma
se delle volte mi scappa che ti dico TE non ti puoi incazzare. Non sei il vero
Cracco. Sei la mamma ->>
Assaggio e le dico che il piatto è buono. Poi da Bruno Barbieri
quale sono, le contesto l’impiattamento un po’ a mappazza, da Cannavacciuolo
contesto la mancanza di “groggantezza” e alla fine, quando mi tocca fare
Bastianich, le chiedo se c’è “una nota picante”.
<< Sì, ho messo il peperoncino sbriciolato un pò così...per
ASSAPORARE. Però è poco quindi poi non brucia la lingua. Ho vinto vero? Ho
fatto il piatto migliore. Lo sapevo infatti. Ora vado che ne devo fare un
altro. Arrivederci.>>
L'autostima c'è e anche in overdose.
Il talento suppongo arriverà col tempo.
Comunque, mentre giocavamo e mentre continuavo a preparare la cena
sperimentando anche con quel che avevo in frigo, la mia mente non ha potuto fare a meno di andare
indietro di 12/13 anni. All’epoca io non sapevo cucinare neanche un uovo sodo.
Ammesso che sia una cosa possibile, sarei stata in grado di
bruciare anche l’acqua per cuocere la pasta.
Il mio fidanzato di allora lamentava spesso questa “leggerissima
lacuna” e io stavo ad ascoltarlo con la stessa attenzione che presto alle
lezioni di fisica nucleare che trasmettono la notte su Raidue.
Mi ha regalato libri con difficoltà via via decrescente.
Era partito con un ambiziosissimo “ricette gourmet d’Italia” per
poi chiudere con una roba tipo “kitchen for dummies” o “proviamo con quel che
raccatti per strada”.
Se ci fosse stato un “C’ABBIAMO PROVATO MA NON C’è VERSO, SCUSACI”
me lo avrebbe regalato sicuro. Alla fine ce l’ha data su perché probabilmente
aveva capito che i soldi spesi in quei libri erano un ottimo investimento solo
se messi sotto le gambe dei tavoli traballanti o usati come ferma-porta quando
tirava vento.
Io ero veramente l’anticristo
dei fornelli.
La negazione totale della cucina.
Se Gordon Ramsey mi avesse incontrata lungo il suo cammino,
avrebbe avuto una crisi di identità non indifferente e si sarebbe messo a fare
il muratore. Sono pronta a scommetterci.
A questo ragazzo ho propinato più piatti pronti e roba in scatola
di quanti qualsiasi essere umano sulla terra possa sopportare.
C’è mancato tanto così che la Findus mi mandasse a casa un modello
in scala 1:1 del peschereccio del capitano per premiarmi per la fiducia.
Con tutti i 4 salti in padella che ho comprato, ho garantito l’università
ad almeno una decina di figli dei dipendenti dell’azienda.
Per anni sono stata convinta che non ci fosse vita oltre al reparto surgelati del supermercato. Perchè tanto tutto quello che mi serviva era lì, comodo comodo e fresco fresco.
Poi io e quel fidanzato ci siamo lasciati e, non so, m’è scattata
la molla in testa.
Non so se per ripicca, non so se per vecchiaia, insomma, salcazzo perché,
ma la cucina è diventata improvvisamente il mio hobby preferito.
E anche se a Masterchef posso partecipare solo nel mio salotto e
solo come imitatrice di Barbieri per sottolineare le mappazze, cucinare è comunque
qualcosa che mi piace fare e che mi dà soddisfazione.
Ciao fidanzato in busta, ti auguro di aver trovato una vera
azdora. Stammi bene.